Publication date: 06/07/2020 – E&P Code: repo.epiprev.it/1897
Authors: Gruppo di lavoro “Mimico-19”: Teresa Spadea1, Roberto Gnavi1, Tania Landriscina1, Roberta Onorati1, Alessandro Migliardi1, Giuseppe Costa1, Olivia Leoni2, Roberto Blaco2, Michele Ercolanoni2, Chiara Di Girolamo3, Elena Berti3, Nicola Caranci3, Maria Luisa Moro3, Viola Damen4, Laura Belotti4, Silvia Forni5, Valeria Di Fabrizio5, Sara D’Arienzo5, Fabrizio Gemmi5, Mario Braga5, Paola Colais6, Luigi Pinnarelli6, Mariangela D’Ovidio6, Maria Balducci6, Marina Davoli6, Danilo Fusco7, Caterina Fanizza8, Vito Petrarolo8, Lucia Bisceglia8, Alessandra Allotta9, Salvatore Scondotto9.
Abstract: La redistribuzione di risorse e la temporanea riorganizzazione dei percorsi di cura legate alla pandemia da Covid-19 potrebbero avere già avuto un impatto sulla salute dei cittadini, in termini di ritardi diagnostici e di trattamento. Per monitorare questi effetti indiretti della pandemia, sette regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia) hanno attivato un progetto di rilevazione tempestiva di alcuni indicatori di ricorso all’ospedale, basato sui sistemi informativi regionali del Pronto Soccorso e delle dimissioni ospedaliere.
Tutti i servizi sanitari regionali hanno reagito alla pandemia limitando l’offerta ordinaria, rinviando gli interventi programmati differibili e scoraggiando la domanda non urgente: è diminuito molto il ricorso al pronto soccorso dei casi non urgenti; sono diminuiti i ricoveri per malattie ischemiche di cuore e per malattie cerebrovascolari, ma è rimasta invariata la capacità di trattamento tempestivo e appropriato di queste patologie una volta ospedalizzate; è diminuita drasticamente l’offerta di interventi di chirurgia elettiva non urgente, ma sembra rimasta invariata l’offerta di interventi non differibili in ambito oncologico ed ortopedico. I dati mostrano anche alcune differenze tra le regioni, che non sembrano legate in maniera sistematica al diverso impatto della pandemia e più probabilmente dipendono da diverse scelte organizzative regionali, ipotesi che verrà valutata in approfondimenti successivi.
Queste trasformazioni da un lato potrebbero portare benefici alla salute degli assistiti e all’efficienza del sistema sanitario, con la riduzione dei passaggi in pronto soccorso non urgenti o di alcuni interventi di appropriatezza controversa; dall’altro, il differimento degli interventi meno urgenti potrebbe aver aumentato la durata della sofferenza o delle limitazioni funzionali e, al tempo stesso, ha comportato un allungamento consistente delle liste di attesa che esige una loro riprogrammazione attenta sia alle priorità, sia all’equità, sia all’efficienza.
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