La gravità delle pandemie regionali da 2019-nCOV è fortemente condizionata da un fattore geografico
Publication date: 22/06/2020 – E&P Code: repo.epiprev.it/1853
Authors: Roberto Ronchetti1, Francesco Ronchetti1
Abstract: Nel marzo 2020, studiando 248 epidemie da COVID-19, che si erano accese in tutto il pianeta dopo quella iniziale di Wuhan in Cina, osservammo che esisteva una zona geografica delimitata dalla latitudine 30°-50° Nord entro cui si erano verificate la maggior parte delle epidemie gravi. (1).
Pur mantenendo questo assunto si poteva però contemporaneamente notare come un considerevole numero di eventi epidemici che si erano verificati in questa fascia di latitudine non erano gravi; si poteva dunque dire che per essere grave una epidemia da 2019-nCoV era necessario che si verificasse in quella regione del pianeta: questa localizzazione, però, non era sufficiente perché sempre in quella zona esistevano molte epidemie non gravi.
Si trattava di una osservazione che documentava il fatto che il 2019-nCoV antigenicamente nuovo per tutta l’umanità esercitava la sua azione infettante e letale sotto l’influenza di fattori dispersi nel pianeta lungo una fascia geografica assai limitata.
Non è la prima volta che una tale associazione tra patologia virale e geografia viene ipotizzata, a livello epidemiologico (2). Al momento della nostra richiesta di pubblicazione queste osservazioni epidemiologiche sulla relazione clima-infezione non erano ancora comparse in letteratura.
Era un’osservazione comunque già allora intrigante e di difficile interpretazione. Dopo quasi tre mesi, molte epidemie nel pianeta si sono sviluppate e molte si sono concluse per cui è il momento di tentare la conferma dell’esistenza di un mal definito “fattore geografico” in grado di condizionare la gravità delle infezioni causate dal nuovo virus. Il presente studio utilizza le curve epidemiologiche di tutte le regioni italiane per tentare di capire se, in una nazione compresa nella già citata fascia 30°-50° latitudine Nord le curve epidemiche appaiono uniformi oppure sotto l’influenza di un fattore geografico.
Peraltro eseguire uno studio comparativo di solidi dati epidemiologici ufficiali di tutte le nostre regioni (3-9) è certamente fonte di chiarezza in un momento in cui si tende a colpevolizzare chi ha operato nel corso dei drammatici tre mesi trascorsi e c’è forte incertezza sulle misure che sono necessarie o opportune nei mesi a venire.